TEMI
Allergie e intolleranze

Le reazioni avverse al cibo costituiscono una delle aree più controverse della medicina; non sono sempre chiari i meccanismi che sono alla loro base e c’è ancora incertezza sulla sintomatologia clinica, sulla diagnosi e sui tests che vengono utilizzati per effettuarla. Di conseguenza, ci sono differenze di opinione sulla diffusione di questi disturbi e sul loro impatto sociale.
Si è, in effetti, di fronte ad un problema non ancora del tutto chiaro dal punto di vista molecolare: da un lato è facile osservare soggetti che lamentano reazioni avverse agli alimenti, non dimostrabili con i comuni tests per le allergie alimentari e che, peraltro, godono di un miglioramento eliminando uno o più alimenti dalla loro dieta, dall’altro non vi sono ad oggi sistemi diagnostici ben definiti e collaudati per individuare l’esatta natura di tali reazioni avverse.
L’impossibilità di definire con certezza sia sul piano diagnostico che su quello clinico tali reazioni avverse ha determinato lo sviluppo di tutta una serie di tests diagnostici che annunciano di possedere una capacità di individuare le intolleranze alimentari, risolvendo così ogni problema di salute legato a disturbi provocati da uno o più alimenti. Si tratta di tests non ufficiali, non validati dalla comunità scientifica, che nel migliore dei casi si rivelano del tutto inutili, mentre nel peggiore dei casi suggeriscono l’eliminazione dalla dieta di alimenti (cui si riferiscono elementi chimici sospetti) fondamentali per il corretto funzionamento dell’organismo, determinando, quindi, l’insorgenza di stati patologici in individui precedentemente sani.
Intolleranze ed allergie alimentari sono disturbi definiti Reazioni avverse al cibo, ossia condizioni che determinano una sofferenza dell'organismo.
Una idonea classificazione distingue le Reazioni avverse al cibo in tossiche e non-tossiche; le prime, (intossicazioni alimentari) dipendono dalla dose, le seconde, al contrario, non dipendono dalla dose assunta ma da una suscettibilità individuale ad uno o più alimenti.
Una adeguata classificazione si può osservare di seguito:
Si è, in effetti, di fronte ad un problema non ancora del tutto chiaro dal punto di vista molecolare: da un lato è facile osservare soggetti che lamentano reazioni avverse agli alimenti, non dimostrabili con i comuni tests per le allergie alimentari e che, peraltro, godono di un miglioramento eliminando uno o più alimenti dalla loro dieta, dall’altro non vi sono ad oggi sistemi diagnostici ben definiti e collaudati per individuare l’esatta natura di tali reazioni avverse.
L’impossibilità di definire con certezza sia sul piano diagnostico che su quello clinico tali reazioni avverse ha determinato lo sviluppo di tutta una serie di tests diagnostici che annunciano di possedere una capacità di individuare le intolleranze alimentari, risolvendo così ogni problema di salute legato a disturbi provocati da uno o più alimenti. Si tratta di tests non ufficiali, non validati dalla comunità scientifica, che nel migliore dei casi si rivelano del tutto inutili, mentre nel peggiore dei casi suggeriscono l’eliminazione dalla dieta di alimenti (cui si riferiscono elementi chimici sospetti) fondamentali per il corretto funzionamento dell’organismo, determinando, quindi, l’insorgenza di stati patologici in individui precedentemente sani.
Intolleranze ed allergie alimentari sono disturbi definiti Reazioni avverse al cibo, ossia condizioni che determinano una sofferenza dell'organismo.
Una idonea classificazione distingue le Reazioni avverse al cibo in tossiche e non-tossiche; le prime, (intossicazioni alimentari) dipendono dalla dose, le seconde, al contrario, non dipendono dalla dose assunta ma da una suscettibilità individuale ad uno o più alimenti.
Una adeguata classificazione si può osservare di seguito:
Le reazioni immunomediate possono anche essere mediate da anticorpi della classe IgG e sono quindi correttamente classificate come allergie non-IgE-mediate, le cui reazioni vengono definite Intolleranze. Riassumendo, si può affermare che, se le Allergie possono essere “IgE-Mediate” o “non IgE-Mediate”, le Intolleranze si distinguono in “IgG-Mediate” o “non IgG-Mediate; resta certo che le Allergie “non-IgE-Mediate” sono identificabili con le Intolleranze IgG-Mediate, ossia:
Le allergie rappresentano un’entità clinica molto ben studiata e, per l’oggettiva difficoltà di effettuare una diagnosi utilizzando tests di laboratorio e per l’effettiva natura talora sfuggente dei sintomi, è necessario, in primo luogo, individuare i soggetti con sospetta allergia alimentare su base clinica e cioè sulla base dei sintomi che essi riferiscono. I sintomi delle allergie alimentari possono essere di tipo gastrointestinale, cutaneo, generalizzati, e non è infrequente riscontrare una familiarità con i parenti. Naturalmente vanno escluse tutte le altre patologie come l’ernia iatale, l’ulcera peptica, la stenosi del piloro, varie forme tumorali, l’insufficienza pancreatica.
Le allergie si distinguono in 4 meccanismi immunologici: Reazione di Tipo I, II, III, IV. Di questi meccanismi solo il primo riconosce un coinvolgimento di anticorpi della classe IgE: poiché i test attualmente disponibili per la diagnosi di allergia studiano soltanto gli anticorpi IgE e sono peraltro dotati di una sensibilità analitica non elevatissima, se ne deduce che al momento non esistono tests in grado di consentire con certezza una diagnosi di allergia alimentare. L’unico modo per individuare con certezza una allergia alimentare è eseguire una dieta di eliminazione seguita da un test di provocazione, detto anche DBPCFC (double-blind placebo controlled food challenge). Mentre i tests di laboratorio per la determinazione delle allergie IgE-mediate sono SPT (Skin Prick Test) e RAST (Radio Allergo Sorbent Test) e non sono definitivi per una diagnosi di allergie alimentari. Le Intolleranze (non-IgG-Mediate) sono le classiche Intolleranze alimentari descritte in precedenza, cioè le intolleranze enzimatiche, farmacologie e da additivi.
Tra le Intolleranze Enzimatiche si indicano quelle al Lattosio, al Favismo, al glutine (Celiachia) e alla fenilalanina (fenilchetonuria); quelle Farmacologiche sono all'Istamina, alla Tiramina e alla Feniletilamina, ma anche alla caffeina, teofillina, capsicina, miristicina ed alcool etilico; quelle da additivi alimentari sono i Coloranti (E100-E199), Conservanti (E200-E299), Antiossidanti (E300- E399), Correttori di acidità (E400-E499) e Addensanti Emulsionanti Stabilizzanti (E500-E599).
L’adozione su larga scala di abitudini alimentari e stili di vita incompatibili con un buono stato di salute insieme all’impossibilità di definire in modo chiaro ed univoco le Intolleranze alimentari, hanno portato alla diffusione di un’idea che si potrebbe definire quantomeno scorretta e cioè che la maggior parte dei disturbi fisici (ed a volte anche psichici) possa essere dovuta ad una qualche forma di intolleranza alimentare.
A ciò ha fatto riscontro una vera e propria esplosione nel numero di tests non ufficiali che “promettono” di individuare l’intolleranza risolvendo così ogni problema di salute. Pertanto, fatta eccezione per i test di diagnosi delle intolleranze enzimatiche, come il breath test all’idrogeno per la diagnosi di intolleranza al lattosio o i dosaggi ematochimici come il dosaggio degli anticorpi anti-transglutaminasi per la diagnosi di intolleranza al glutine, tutti gli altri “tests per le intolleranze alimentari” che vengono oggi proposti ed erogati un po' ovunque, non hanno alcuna validità scientifica documentata. Tra questi citiamo quelli di Kinesiologia applicata (KA), il DRIA, l'Elettro-agopuntura, la Biorisonanza, il Test citotossico e l'ALCAT-test. È perfino superfluo sottolineare che, poiché tali test suggeriscono di eliminare svariate categorie alimentari, sono comunque candidati al successo in quanto un successo terapeutico si otterrebbe comunque se un soggetto, con abitudini alimentari scorrette, si sottoponesse ad un regime alimentare bilanciato e corretto fisiologicamente, senza doversi sottoporre a test non validati scientificamente.
Al contrario, ed in modo del tutto casuale, l'adozione di comportamenti alimentari suggeriti dagli esiti di queste indagini provoca, in alcuni casi, maggiori danni di quelli che si tenta di risolvere, trasformando così una persona sana in una persona effettivamente malata.
Fonti:
http://www.ministerosalute.it/alimenti/nutrizione/linee.jsp?lang=italiano&label=rea&id=95&dad=s
http://www.inran.it/servizi_cittadino/stare_bene/reazioni
http://www.biomedit.it/speciali/reazioniavverse